Il VAR ha migliorato o peggiorato il calcio?

Il VAR, dal 2016, è una componente tecnologica che ha totalmente stravolto il calcio. L’inserimento della moviola in campo era richiesto a gran voce da società, calciatori e tifosi ma, dopo 6 anni, le lamentele non si sono attenuate, anzi, se possibile sono aumentate.

Stabilire se il Var abbia migliorato o peggiorato il calcio è molto complicato. Il problema dell’inserimento di questa tecnologia è il complesso utilizzo della stessa e, soprattutto, le regole non chiare rispetto al tempismo dell’utilizzo.

L’introduzione del monitor a bordo campo e della sala addetta alla revisione e al controllo è stato concepito come uno strumento che possa aiutare l’arbitro e non sostituirlo. La classe arbitrale ci tiene a lasciare assoluta discrezionalità al direttore di gara. Tecnologie come la goal line technology, per esempio, hanno riscosso molto consenso per l’assoluta applicabilità scientifica e la conseguente imparzialità totale sulle decisioni.

Quando il pallone supera la linea di porta, c’è un sistema tecnologico che avvisa l’arbitro con una notifica sullo smartwatch che indossa e la decisione è scientifica e obiettiva e, di conseguenza, insindacabile. Tecnologie come questa e il VAR stesso permettono a portali come 20bet app di stimare quote e pronostici con molta più precisione e accuratezza rispetto al passato, cioè quando l’arbitro poteva essere un fattore più determinante rispetto a oggi.

Il VAR e le polemiche

Teoricamente, anche con il VAR le polemiche dovrebbero essere pari a zero, eppure non solo non si sono attenuate ma, paradossalmente, sono aumentate. Come è possibile? Gli interpreti in campo, visto il supporto della tecnologia, quando si ritrovano a subire una decisione ingiusta, non riescono a spiegarsi come possa succedere visto il supporto tecnologico. Un errore arbitrale viene perdonato molto meno rispetto a prima, proprio per il prezioso aiuto a disposizione a bordo campo.

Le polemiche sorgono perché la chiamata del VAR è sempre facoltativa. Se l’arbitro è sicuro di aver visto bene e ritiene inopportuno l’ausilio della tecnologia, la decisione è incontestabile. Le critiche più aspre sorgono per la scarsa uniformità di giudizio che implica questa variabilità di chiamata.

In questo campionato, per esempio, la Roma si è ritrovata a perdere due punti a causa di una chiamata su un goal di Zaniolo segnato in un Roma-Genoa di inizio anno. Il calciatore, con un tiro da fuori, sigilla uno splendido goal apparentemente regolare. Il VAR chiama al monitor l’arbitro che riguarda tutta l’azione offensiva e trova un fallo di Abraham nei confronti di un giocatore del Genoa. Il contatto viene ritenuto fallo e il goal viene annullato. Le perplessità sorgono in quanto il contatto era stato giudicato regolare dall’arbitro che aveva potuto valutarne l’intensità sul campo.

Un episodio simile accade nella stessa giornata poche ore dopo nel derby di Milano. Giroud sigla il goal che permetterà al Milan di vincere il derby ma ci sono moltissime proteste da parte degli interisti: pare che ci sia un fallo commesso dal francese nei confronti di Sanchez a inizio azione. In questo caso, si ritiene che il VAR non possa intervenire a causa della valutazione di campo stimata dall’arbitro. Non si discute l’entità dei falli e se le decisioni prese siano giuste o sbagliate, ma la semplice disomogeneità di applicazione di una regola in due situazioni pressoché identiche.

Il VAR è in contrasto con la formazione arbitrale

Gli arbitri di Serie A, sin dall’inizio della loro carriera, sono stati spinti a seguire un modello basato sull’infallibilità, l’insindacabilità e la poca flessione al cambiamento delle proprie idee. Un tipo di formazione simile poteva andare bene quando non c’era la tecnologia a disposizione, visto che le decisioni dovevano essere prese in pochi secondi e basandosi solo ed esclusivamente sull’intensità del contatto e sulle sensazioni avute in campo. La rigidità e la poca propensione al cambiamento erano necessarie per evitare qualsiasi tipo di influenza da parte dei calciatori che protestavano.

Un ripensamento basato sulle proteste di un calciatore veniva percepito come un segnale di poca autorevolezza che destituiva la credibilità dell’arbitro. Oggi, questa impostazione caratteriale continua a esserci sui campi di Serie A e Serie B, ma risulta contrastante con la filosofia del VAR.

Spesso gli arbitri, abituati a questo tipo di attitudine da mantenere in campo, tendono a non voler ricorrere allo strumento, a volte peccando di presunzione e indirizzando non solo l’esito delle partite, ma anche di campionati e coppe intere.

Quando può intervenire il VAR?

Il VAR può intervenire solamente in 4 casi:

  • goal
  • cartellino rosso
  • scambio d’identità
  • calcio di rigore

Il VAR, per esempio, non può intervenire sui cartellini gialli che sono a totale discrezione dell’arbitro e sulla percezione dell’entità del contatto vista dal campo.